“Nella mia vita non ricordo i festeggiamenti per il Natale: era una roba da ricchi e noi non avevamo niente. Come l’albero di Natale, chi l’ha mai avuto? Mio padre amava il presepe, ne faceva uno piccolino, ma l’albero costava troppo.
Mi ricordo però che eravamo uniti, una vera bella famiglia.
Nel freddo, perché non c’era il riscaldamento e si viveva col braciere sotto la tavola. Da mangiare ce n’era poco, molto poco. Un piatto di pasta, un pezzetto di capitone perché non era caro. Il panettone non potevamo permettercelo.
Però cantavamo ‘Tu scendi dalle stelle’ tutti insieme, con le stelline in mano.
I regali non entravano proprio nella nostra vita. La povertà è anche questo. Ricordo che mamma mi mandava da mio zio a chiedere se aveva mille o duemila lire da prestarci, e lui: ‘Guaglio’ vabbuo. Ma ci sono pure le tremila lire dell’altra volta…
Il ‘regalo’ era quando ci facevano il prestito. O quando ‘segnavano’: un chilo di pasta o due uova… a pagare passavamo poi.”
Massimo Ranieri
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